Il cancro colorato è una malattia gravissima specifica del platano (gli alberi più diffusi in molte città), la cui lotta in Italia è obbligatoria dal 1987. Non esistono metodi di cura contro questa malattia. La pianta colpita viene portata sicuramente a morte in un periodo di tempo variabile a seconda delle condizioni fisiologiche dell’ospite e della virulenza del patogeno. L’abbattimento, che riguarda obbligatoriamente anche le piante sane adiacenti a quella ammalata, è molto importante al fine di ridurre la diffusione della malattia e salvaguardare i viali cittadini di platano.
CENNI STORICI
Le prime segnalazioni in Italia risalgono al 1970 (Forte dei Marmi (LU) e Napoli); secondo taluni autori, ancora prima, nel 1954, a Caserta fece strage dei 900 platani secolari che costituivano l’alberata monumentale del viale di accesso alla reggia borbonica .
PATOGENO E PIANTE OSPITI
Il cancro colorato del platano è provocato dal fungo Ceratocystis platani, o fimbriata. Si tratta di un microrganismo estremamente virulento, in grado di uccidere alberi secolari nell’arco di 3-4 anni. La malattia si sviluppa a carico degli organi legnosi (tronco, rami) dei platani, dove il fungo penetra tramite qualsiasi lesione della corteccia che metta a nudo il legno. L’infezione può anche trasmettersi tramite le anastomosi radicali (contatto tra le radici di piante vicine). Il fungo attacca specificatamente il genere Platanus: specie orientalis, occidentalis, acerifolia, e loro incroci. (Il Platanus x acerifolia è tra i più diffusi per alberature stradali). La Ceratocystis colonizza, oltre ai tessuti corticali, anche quelli legnosi e le ife possono arrivare nei raggi midollari ed all’interno dei vasi xilematici. La penetrazione nei tessuti avviene attraverso ferite dovute a insetti, roditori, uccelli, agenti meteorici. Tuttavia, il principale vettore della malattia è l’uomo, che con le operazioni di scavo in prossimità degli alberi, o con le potature, trasmette l’inoculo.
APPLICAZIONE DELLA LOTTA OBBLIGATORIA
Il primo provvedimento nazionale adottato (D.M. n. 412 del 03/09/1987) dettava norme di natura preventiva al fine di evitare la diffusione della malattia; il secondo provvedimento (D.M. 17/04/1998 e circolare applicativa) imponeva l’obbligatorietà della comunicazione preventiva degli interventi sul platano e affidava ai Servizi Fitosanitari Regionali (SFR) l’applicazione del Decreto. Il terzo provvedimento (D.M. 29/02/2012) tutt’ora in vigore, modificato in piccola parte dal D.M. 06/07/2015 ha previsto la delimitazione dello stato fitosanitario del territorio in cui si applicano misure differenziate e l’istituzione e l’aggiornamento di quattro tipologie di zone, a cura degli SFR.
La zonizzazione prevede zone focolaio (l’area dove è stata accertata ufficialmente la presenza del cancro colorato del platano e corrisponde ad una porzione di territorio di raggio di 300 m dalla pianta infetta), zone tampone (zona di almeno 1 km di larghezza, di separazione fra una zona indenne e una zona focolaio o fra una zona indenne e una zona di contenimento, dove l’SFR fa soltanto azioni di monitoraggio sistematico), zone indenni ( il territorio dove non è stato riscontrato il cancro colorato del platano o dove lo stesso è stato eradicato ufficialmente, dove l’SFR riceve le comunicazioni di interventi e effettua monitoraggi, prevalentemente al confine con le zone tampone), e zone di contenimento (il territorio dove il cancro colorato del platano è in grado di perpetuarsi nel tempo e la sua diffusione è tale da rendere tecnicamente non più possibile l’eradicazione nell’immediato).
Qualsiasi intervento sui platani (potature, abbattimenti, recisioni radicali, scavi sotto chioma) va preventivamente comunicato al SFR dal proprietario, anche nelle zone indenni. Nelle zone di contenimento vige il silenzio-assenso: dopo la comunicazione preventiva degli interventi al SFR, decorsi 30 gg. gli interventi possono essere effettuati.
Nelle zone focolaio, le piante con sintomi di Ceratocystis e quelle adiacenti devono essere abbattute e eliminate. L’abbattimento tempestivo delle piante malate e di quelle limitrofe è l’unica possibilità conosciuta, non esistendo alcun metodo di cura, per ridurre la diffusione della malattia e salvaguardare i viali cittadini di platano. Nelle zone focolaio vige il divieto di potatura e abbattimento delle piante di platano fino alla completa eliminazione delle piante malate; le operazioni di potatura, abbattimento e recisioni radicali devono essere effettuate rispettando le prescrizioni impartite dal SFR; è vietata la messa a dimora di nuove piante di platano, salvo (DM 6/7/2015) il Platanor Vallis Clausa, che è risultato resistente alla Ceratocystis.
Ai sensi della normativa vigente, gli interventi sui platani infetti devono essere effettuati in periodi specifici fissati dal SFR, seguendo procedure particolari che prevedono, durante l’operazione, una serie di precauzioni volte a limitare il più possibile la dispersione di particelle legnose infette e a ridurre la possibilità di contagio di altri alberi (teli per la raccolta della segatura, ridotto numero di tagli,disinfezione attrezzi per il taglio, irrorazione con prodotti fungicidi, ecc.). Il materiale dichiarato infetto deve essere smaltito presso impianti di gestione rifiuti o stoccato in appositi luoghi autorizzati dal Servizio Fitosanitario.
Ai trasgressori delle disposizioni contenute nel D.M. del 2012 si applicano le sanzioni amministrative previste dall’art. 54 del D.Lgs. 214/2005 (non piu’ sanzioni di natura penale come in precedenza)
BIBLIOGRAFIA
- Alessandro Navarra, Carlo Campani, Servizio Fitosanitario della Regione Toscana, 2014
- Cravero, Servizio Fitosanitario della Regione Piemonte, 2015