La proposta.
Per riuscire in qualche modo a migliorare le condizioni generali in cui versa attualmente il verde pubblico, penso seriamente occorra rivedere e rivalutare i concetti che permisero la nascita dell’Associazione Nazionale Direttori e Tecnici dei pubblici giardini molti anni fa (quasi 50), con precisi intenti di aggregazione, di collegamento, di trasmissione di idee e di modi di operare, ma soprattutto di miglioramento qualitativo di tutte le attività svolte nel vasto e complesso settore del verde pubblico e di valorizzazione delle tante professionalità presenti, già validamente riconosciute ma spesso troppo variegate e tra loro prive di un necessario collegamento.
Molte cose sono state fatte negli anni passati, ma il coinvolgimento generale su cui molto speravano i fondatori dell’Associazione, si è rivelato col tempo soltanto in forma molto parziale.
Soprattutto i tanti piccoli Comuni, in cui gli addetti si trovano quasi sempre soli ed isolati, non appaiono tuttora in grado di assolvere ai molteplici compiti di natura tecnica istituzionalmente previsti e spesso navigano smarriti alla ricerca di qualcuno o di qualche cosa che li possa togliere dall’isolamento ed in qualche modo ne possa favorire una migliore qualificazione.
Questo quadro molto sintetico, ma penso abbastanza realistico della situazione, porge ancora l’occasione per cercare di proporre qualcosa di serio e di realizzabile che parta proprio dalla Associazione, al fine di evitare i sempre più pericolosi rilassamenti e le troppe assenze che in molte occasioni si sono notate e che non devono assolutamente proseguire, se non a scapito di quel grande patrimonio rappresentato dal verde territoriale ed urbano che ci vantiamo ancora di possedere, spesso non considerandone a fondo l’aspetto qualitativo.
Tutto questo, perché ritengo perfettamente inutile ed improduttivo, continuare a far parte di organismi, specialmente a livello nazionale e/o regionale, senza avere l’orgoglio e la soddisfazione di vedere realizzate favorevoli situazioni, soprattutto senza il solito sofferto impegno di spese eccessive, spesso anche ma solo apparentemente necessarie.
Quanto sopra, almeno per quanto concerne la complessa e delicata materia riguardante la difesa fitosanitaria, penso si possa ottenere soltanto facendo maggiormente ricorso all’impegno personale, da parte di tutti coloro che vorranno seguire le iniziative che si propongono e si proporranno, tra l’altro non più sconosciute per tanti ed impegnarsi soprattutto in forma collettiva per la loro possibile realizzazione, atteggiamento che penso verrà condiviso e forse seguito dagli altri che successivamente si sensibilizzeranno, ma comunque apprezzato da molti nei prossimi anni.
I tanti problemi da risolvere, la organizzazione necessaria ed i risultati raggiungibili.
Con il verificarsi continuo di vecchie patologie a cui frequentemente se ne affiancano delle nuove, a volte anche molto dannose, pericolose e/o pregiudiziali, mi è capitato di notare in varie occasioni una notevole difficoltà di approccio, un certo smarrimento, ma soprattutto una scarsa forma di collegamento fra le diverse professionalità tecniche, appartenenti ad Amministrazioni comunali a volte anche logisticamente poco distanti tra loro.
Queste reali difficoltà portano facilmente a forme di panico per insufficienza di informazione, di trasmissione di suggerimenti tecnici e di colloqui collaborativi, al punto tale che in molte passate occasioni hanno indotto proprio i più solleciti, a prendere in forma autonoma provvedimenti non sempre corretti e soprattutto non in sintonia con le tecniche già da tempo affermate e divulgate.